Menu Chiudi

Solo 50 persone vivono qui, e nessuno vuole andarsene: il motivo è sorprendente

isola di Pitcairn
Isole

La minuscola isola di Pitcairn, sperduta nel Pacifico, custodisce una storia che pochi conoscono davvero.


Da qualche parte tra Tahiti e le coste della Nuova Zelanda, circondata solo dall’oceano e dal silenzio, si trova l’isola di Pitcairn. Un piccolo fazzoletto di terra vulcanica, quasi invisibile sulle mappe, abitato da appena una cinquantina di anime. Eppure, nonostante l’isolamento e le dimensioni ridotte, quest’isola ha alle spalle una storia così densa e fuori dagli schemi da sembrare un romanzo. C’è chi la definisce una reliquia del passato, chi un rifugio dimenticato. Ma è molto più di questo.

Basta poco per lasciarsi incuriosire: è uno di quei posti dove tutto sembra essersi fermato, ma allo stesso tempo pulsa ancora di vita. Una meta per chi ha voglia di allontanarsi da tutto, ma anche di andare a fondo nelle cose. Qui, dove ogni volto ha una storia e ogni cognome rimanda a un antenato dell’ammutinamento più famoso della marina britannica, si respira qualcosa di diverso. E poi diciamolo: quanti luoghi esistono dove la gente parla una lingua che non si trova su nessun dizionario?

La storia incredibile degli ammutinati del Bounty


Nel 1789 succede qualcosa che cambierà per sempre il destino di un’isola sconosciuta e di chi l’avrebbe poi abitata. Alcuni marinai della Bounty, nave della marina britannica, decidono che non ce la fanno più a seguire gli ordini del capitano William Bligh. Pare che a bordo l’aria fosse diventata pesante, invivibile. Così, con un gesto che sa di disperazione e di sfida, si ribellano.

Fletcher Christian prende le redini della situazione e, con una manciata di uomini, cerca un posto dove potersi nascondere per sempre. Un luogo lontano da tutto e da tutti. Dopo mesi in mare, imboccano la rotta verso Pitcairn, che sulle carte è segnata nel punto sbagliato. Un errore che, paradossalmente, li salva.

Con loro arrivano anche alcuni tahitiani, e così si crea una piccola comunità mista, fatta di marinai inglesi e nativi polinesiani. L’inizio non è affatto idilliaco: conflitti interni, rivalità, e persino omicidi segnano i primi anni. Ma con il tempo, dalla violenza e dal caos, nasce una società unica, legata da parentele intrecciate e una lingua particolare, il pitkern, un mix tra inglese del XVIII secolo e tahitiano.


È interessante notare come questa vicenda sia sopravvissuta nei secoli, alimentando romanzi, film e leggende. Ma al di là del mito, Pitcairn resta un microcosmo isolato che ha imparato a fare a meno del mondo esterno per molto tempo.

Vivere a Pitcairn: sogno o sfida quotidiana?

Oggi vivere a Pitcairn significa fare i conti con la solitudine, la natura e il tempo che scorre in modo diverso. L’isola non ha aeroporto, né porto per grandi navi. Ci si arriva solo via mare, con una lunga traversata dalla Nuova Zelanda o da Tahiti. Le navi cargo che portano viveri e beni essenziali passano solo ogni pochi mesi. Eppure, per alcuni, questo isolamento rappresenta libertà.


La comunità si regge su un sistema collaborativo: ci si aiuta nei lavori agricoli, nella manutenzione delle infrastrutture, nella gestione delle poche risorse. Ogni abitante ha più ruoli, a volte anche insospettabili: il sindaco può essere anche il carpentiere, il postino e il cuoco del villaggio.

Chi sceglie di trasferirsi qui (perché, sì, è possibile farlo) deve affrontare una selezione rigorosa, ma anche un percorso di adattamento che non tutti riescono a completare. Eppure ci sono stati volontari, avventurieri e pensionati che hanno tentato. Alcuni sono rimasti, altri hanno fatto le valigie dopo pochi mesi.


Pitcairn ha anche affrontato gravi problemi sociali nel passato recente, legati ad abusi e processi penali molto discussi. Una pagina difficile che ha scosso profondamente l’identità dell’isola, ma che ha anche aperto la strada a riforme e a una nuova consapevolezza nella gestione della comunità.

Cosa vedere (e sentire) su quest’isola fuori dal tempo

Chi riesce ad arrivare a Pitcairn Island si trova davanti a un paesaggio sorprendente. Scogliere ripide, colline verdi, sentieri scavati nella roccia. L’isola è piccola, ma ogni angolo ha qualcosa da raccontare. La casa di John Adams, l’ultimo degli ammutinati sopravvissuto, è ancora visitabile. Così come il piccolo museo dell’isola, che raccoglie oggetti della Bounty e documenti d’epoca.

Ma Pitcairn si vive soprattutto con i sensi. Il silenzio assoluto interrotto solo dal rumore dell’oceano. Il profumo intenso degli alberi di frangipani. Il cielo notturno senza luci artificiali, dove la Via Lattea sembra cadere addosso. Non servono attrazioni turistiche classiche per stupire chi arriva fin qui.

Tra le curiosità, c’è anche un ufficio postale che emette francobolli ricercatissimi dai collezionisti. E poi la scuola, la chiesa avventista, la cooperativa artigianale dove si trovano oggetti in legno lavorato a mano, miele locale e piccoli souvenir fatti con materiali dell’isola.

Chi ama le storie rare, le atmosfere sospese, i posti dove il tempo ha un altro ritmo, qui trova qualcosa che difficilmente dimentica.

Non resta che chiedersi: cosa spinge alcune persone a lasciare tutto per vivere a Pitcairn? Forse è il bisogno di riscoprire ciò che conta davvero. O forse è solo il desiderio di sentirsi, per un attimo, fuori dal mondo. In ogni caso, questa piccola isola dimenticata insegna che anche nei luoghi più remoti si possono scrivere le storie più grandi.

Foto copertina | © stock.adobe.com


Segui VIAGGIMUST su


NELLA STESSA CATEGORIA: