Un’isola segreta tra le onde del Golfo dei Poeti, dove storia e natura si incontrano senza fretta.
Appena si pronuncia “isola del Tino“, vengono in mente immagini di scogliere battute dal mare, silenzi densi di mistero e una natura ancora autentica. Questo piccolo gioiello nel Mar Ligure, parte dell’arcipelago spezzino, è più di una semplice meta: è un luogo che custodisce storie millenarie e scorci incontaminati, sospesi nel tempo.
Non serve essere esperti escursionisti o storici appassionati per apprezzare il Tino. A volte basta la voglia di evadere dal caos e ritrovare un ritmo più umano. Ed è proprio questo che colpisce subito: la sensazione di entrare in un mondo parallelo, dove tutto sembra più semplice e vero.
Isola del Tino: un tesoro nascosto nel Golfo dei Poeti
Situata di fronte a Portovenere, nel cuore del Parco Naturale Regionale di Porto Venere, l’isola del Tino è la più selvaggia e affascinante dell’arcipelago. Diversamente dalle più conosciute Palmaria e Tinetto, il Tino rimane fuori dalle classiche rotte turistiche. Non perché meno interessante, ma proprio perché più autentica.
Si tratta di un’isola militare, quindi normalmente non accessibile al pubblico. Ma attenzione: ogni anno, il 13 settembre, in occasione della festa di San Venerio, patrono del Golfo, viene aperta ai visitatori. Un’opportunità unica per scoprire i suoi sentieri, le rovine dell’antico monastero e il faro che domina il promontorio.
Si crede che San Venerio abbia vissuto qui da eremita, nel VII secolo, tra i profumi della macchia mediterranea e il suono continuo delle onde. La sua figura è ancora molto sentita in tutta la zona, tanto da legare indissolubilmente l’identità dell’isola al suo nome.
Il paesaggio è quello tipico della Liguria più autentica: scogliere a picco, pini marittimi, muretti a secco e vedute mozzafiato. Ma è anche un luogo carico di spiritualità e silenzio. Alcuni racconti parlano addirittura di avvistamenti misteriosi e leggende legate ai monaci che abitavano l’antico monastero.
Cosa vedere sull’isola del Tino (quando si può)
Durante la giornata di apertura annuale, si possono visitare diversi punti d’interesse, che raccontano molto dell’identità dell’isola:
- Il faro: in funzione dal 1840, domina il mare dall’alto e regala una delle viste più suggestive della zona.
- L’abbazia di San Venerio: oggi in rovina, ma affascinante per l’atmosfera e la posizione panoramica.
- Il piccolo sentiero naturalistico: un percorso semplice, tra lecci e piante aromatiche, che attraversa il cuore dell’isola.
- Le installazioni militari: silenziose e in parte mimetizzate nella vegetazione, raccontano il passato strategico del Tino.
Non è raro che durante la festa ci siano anche eventi, mostre o rievocazioni storiche. E, se il tempo lo permette, una traversata in barca fino a Palmaria o Tinetto completa l’esperienza.
Perché l’isola del Tino resta così affascinante
Forse è proprio il fatto che non sia sempre visitabile a renderla così desiderabile. Come tutte le cose rare, anche il Tino stimola la curiosità e accende l’immaginazione. Ma c’è dell’altro.
Questa isola nel Golfo dei Poeti ha qualcosa che sfugge alle fotografie e alle descrizioni da brochure. Un’energia tutta sua, quasi immobile, che si sente solo dal vivo. Si dice che basti mettere piede a terra per percepire un cambiamento. Un rallentamento del tempo. E un invito silenzioso a guardarsi intorno con occhi nuovi.
C’è chi dice che il Tino non si visita, si ascolta. E c’è del vero. Anche se non si riesce a entrare, anche solo vederla da lontano, magari al tramonto, lascia il segno.
Per chi ama le mete insolite, i luoghi un po’ nascosti e le storie con un pizzico di mistero, l’isola del Tino è una destinazione da segnare. Magari non oggi, ma appena se ne presenta l’occasione. Perché certi posti sanno aspettare, ma non si dimenticano.
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